Si è svolta ad Avellino, il primo di giugno, alle 18.00, al Circolo della stampa, la conferenza Dal romanzo alla storia. Profezie sul destino dell’Europa, organizzata da “il Banditore – comitato per la difesa del paesaggio”. All’incontro, coordinato da Massimo Pacilio, presidente dell’associazione, sono intervenuti il prof. Giovanni Damiano, la dott.ssa Cristina Coccia e il dott. Armando Acerra, ai quali ha fatto seguito l’intervento conclusivo del presidente.
Le quattro relazioni, anticipate da una prolusione di Massimo Pacilio, sono state incentrate sul tema del destino dell’Europa, e in particolare dei nostri luoghi, alla luce delle recenti trasformazioni dovute all’arrivo di ondate di immigrati spesso irregolari, e di come questi importanti cambiamenti influiscano sul paesaggio umano e naturale tipico del nostro territorio.
L’ordine degli interventi è stato il seguente:
1. Giovanni Damiano, Il romanzo profetico di Jean Raspail
2. Cristina Coccia, Diagnosi di una Nazione al tramonto
3. Armando Acerra, Rilievi fiscali ed economici di una grande illusione
4. Massimo Pacilio, Teoria e tecnica della nuova invasione
Nel primo intervento, il prof. Giovanni Damiano, tratteggiando la valenza profetica del romanzo di Jean Raspail, Il Campo dei Santi, ha messo in risalto la capacità dello scrittore francese di preconizzare la reazione dell’Occidente di fronte ad una invasione di pària provenienti all’India. Attraverso le parole del relatore, si è visto, nitidamente, come l’adozione di una prospettiva umanitaristica sia la causa della incapacità, da parte dei Paesi europei, di pensare responsabilmente ad una difesa dei propri popoli. Nel romanzo si delinea una sorta di resa incondizionata all’invasione, così come avviene oggi, soprattutto da parte di chi, detenendo il potere, dovrebbe garantire, prima di tutto, la difesa di propri territori.
Esponenti del governo, della cultura, dell’informazione mostrano di non possedere più quella lungimiranza necessaria a provvedere al bene dello Stato e si lasciano paralizzare da un desiderio di autodistruzione in cui trascinano ogni cosa. Raspail riesce a prevedere, con magistrale capacità narrativa, non solo l’invasione dell’Europa da parte di folle provenienti dal Terzo Mondo, ma soprattutto la debolezza di una classe politica rivelatasi del tutto inadatta ad affrontare la difficoltà e la durezza di questi tempi.
Nel secondo intervento, la dott.ssa Cristina Coccia ha illustrato, con puntuali riferimenti statistici, l’andamento demografico della popolazione italiana, campana e irpina.
Dai grafici mostrati al pubblico, è stato possibile avere una nozione precisa sull’andamento della natalità degli italiani e degli stranieri che si sono stabiliti nei nostri confini nazionali e regionali, e sulle prospettive che definiscono l’esito possibile della popolazione italiana nel medio-lungo termine. In un arco di tempo pari a quello che ci separa dal raggiungimento dell’unificazione politica, l’Italia si troverà ad avere una maggioranza di abitanti stranieri e solo una minoranza discendente da italiani.
Una tendenza che potrebbe verificarsi in tempi ancora più brevi, se continuano ad aumentare gli sbarchi sulle nostre coste. Insieme a questo, si affaccia il dato ancora più preoccupante della diffusione delle nuove malattie, contro le quali gli italiani non hanno sviluppato difese immunitarie. Una difficoltà che rende più arduo il compito di difendere l’esistenza e la salute della popolazione. Un compito verso il quale gli attuali governanti mostrano una palese inadeguatezza, se non addirittura la più completa indifferenza.
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Nel terzo intervento, il dott. Armando Acerra, attraverso un’analisi dei dati economici degli ultimi anni, ha provveduto a smontare la vulgata, diffusa dalla gran parte dei media, secondo la quale l’Italia si troverebbe nella necessità di accogliere una grande quantità di forza-lavoro dall’estero per riequilibrare i conti pubblici e la spesa pensionistica. Niente di più infondato.
Ad un esame della situazione, quale si profila da qualche anno, l’Italia affronta una spesa annuale di oltre una decina di miliardi di euro.
Questa è l’entità del peso sui conti pubblici, approssimata per difetto, dell’immigrazione, alla quale si deve aggiungere il costo per il mantenimento delle centinaia di migliaia di persone che sbarcano ogni anno sulle coste italiane. Una spesa complessiva gravante su tutti i contribuenti italiani, un pesante fardello che lasceremo in eredità alle prossime generazioni.
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Nell’ultimo intervento, il presidente ha tracciato i contorni di quella che, a buon diritto, può essere definita una vera e propria ‘invasione’, a partire dalle aree di origine degli spostamenti, fino agli arrivi sulle coste italiane e all’insediamento nei centri di accoglienza predisposti nel nostro Paese.
La tutela del nostro paesaggio, con tutte le caratteristiche che lo distinguono e lo rendono unico, non può prescindere – ha concluso il presidente – da un’attenta analisi delle profonde trasformazioni in corso e dalla ricerca, sul piano storico, economico e culturale, delle migliori strategie di difesa e valorizzazione di ciò che, attraversato i secoli, abbiamo ricevuto in eredità dai nostri antenati.